Sono sostanzialmente quattro le fasi che caratterizzarono la vita dell’Unione Sovietica
tra il 1934 e il 1939: la salda presa del potere da parte di Stalin; il ruolo incisivo della
polizia segreta OGPU/NKVD; l’assassinio di Kirov (con il periodo del terrore che ne conseguì); i processi politici ai vecchi rivoluzionari che permisero al dittatore georgiano di
dirigere incontrastato la politica della Russia fino alla morte.
Ingranaggi amministrativi sovrapposti facevano funzionare l’organizzazione economica e sociale sovietica sulla base dell’ideologia marxista e il tutto si accompagnava a
una farraginosa e oppressiva burocrazia che si rifletteva negativamente e in modo esponenziale in tutta l’URSS. L’ultima parola spettava in ogni caso sempre e solo a Stalin.
Era un sistema che aveva abolito la proprietà privata, aveva espropriato forzosamente le terre ai contadini (kulaki) formando i “kolchoz” (le cooperative agricole comuni),
creando situazioni di miseria inimmaginabili, e aveva spinto verso l’industrializzazione
pesante un paese prettamente contadino creando un sovvertimento sociale senza pari.
Tutto ciò era sostenuto da una repressione violenta e feroce contro chi si opponeva o
esternava il proprio malcontento rispetto al regime.
Non vi era nessun cittadino esente da infiniti e ripetitivi interrogatori collegati tra
loro e archiviati nei dossier del NKVD, che non venissero prima o poi rispolverati per
incriminare o arrestare chicchessia e per qualsiasi motivo. Era il metodo praticato da
Stalin per tenere in pugno l’esistenza stessa del popolo russo e soprattutto per poter
disporre di manodopera a buon mercato con milioni di lavoratori che venivano arrestati,
condannati senza prove e inviati in campi di lavoro forzato nelle zone più remote della
Siberia, ricca di miniere, boschi e giacimenti da sfruttare a favore dello Stato.
L’intimidazione e la sanguinosa repressione attuata da Stalin era un’arma “terroristica” atta a impedire che vi fossero frange deviazioniste legate ad autorevoli bolscevichi
ancora in auge con poteri e capacità superiori alle sue. Stalin, in sostanza, aveva bisogno
di un pretesto per disfarsi dei vecchi compagni rivoluzionari e dare la sua unica impronta al cammino politico dell’URSS.
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