Matteo Guglielmo
La Somalia rimane caratterizzata da una spiccata frammentazione politica, economica e sociale, la quale se da un lato ha ridotto drammaticamente le possibilità di riconciliazione e di ripristino di un qualsiasi apparato statale, dall’altro ha prodotto nuove e importanti opportunità per ben definiti gruppi di interesse... Ma come si è arrivati a tutto questo? Quali sono le responsabilità politiche delle élite somale e della comunità internazionale?
[...] La caduta dell’Unione Sovietica e la successiva dissoluzione del sistema internazionale dominato da una logica bipolare hanno fatto strada, anche in Europa, a un certo risveglio di rivendicazioni politiche definite – a torto o a ragione – “nazionaliste”, ed emerse spesso in opposizione alle frontiere degli stati esistenti (Markakis, Mohamed Salih, 1998). Questa tendenza è stata particolarmente riscontrabile nei drammatici eventi che hanno determinato la crisi balcanica dei primi anni Novanta e – nello stesso periodo – nella riconfigurazione degli assetti politici avutasi nel Corno d’Africa (Woodward, 2003).
Il Corno, in particolare, ha dimostrato – a differenza di altre regioni dell’Africa sub-sahariana – una certa persistenza nella riproduzione di dinamiche di conflitto armato, sfociate spesso nell’esplosione di vere e proprie guerre tra stati. La regione, infatti, ha visto negli ultimi trent’anni susseguirsi almeno due conflitti transfrontalieri: quello dell’Ogaden, che ha contrapposto Etiopia e Somalia dal 1977 al 1978 equello tra Eritrea ed Etiopia del 1998-2000, entrambi apparentemente condotti sotto la bandiera del nazionalismo (Fukui, Markakis, 1994). Questo primo elemento di differenziazione da altri “conflitti regionali complessi” presenti sul continente africano è stato inoltre affiancato da ulteriori sconvolgimenti interni, come quelli che nel giro di poco più di due anni portarono alla caduta del regime di Siad Barre in Somaliae all’indipendenza formale dell’Eritrea (quest’ultima raggiunta solonel 1993 grazie a una lunga attività di guerriglia e suggellata da un referendum popolare vinto con larga maggioranza dalle forze indipendentiste).
Gli anni Novanta nel Corno d’Africa hanno determinato un ricambio politico importante anche in Etiopia. Il paese infatti – storicamente governato in modo fortemente accentrato – con il successo dell’insurrezione guidata dal TPLF (Tigray People Liberation Front) di Meles Zenawi, sembra aver riconvertito la propria struttura di “governance” interna. Questa, infatti, è passata da una spiccatamente dirigista e stato-centrica (com’era quella imposta dal regime di Menghistu Haile Mariam) ad un’altra basata su un “federalismo etnico” capace – almeno ufficialmente – di farsi portavoce delle numerose “nazioni” che costituirebbero l’Etiopia contemporanea (Turton, 2006) [...]
Matteo Guglielmo è dottorando in Africanistica all’Università degli studi “L’Orientale” di Napoli con un progetto di ricerca sulla “Dimensione Regionale della Crisi Somala”. Collabora inoltre con il CeSpi (Centro Studi di Politica Internazionale).Autore di diversi articoli, tra cui: “La crisi di confine tra Eritrea ed Etiopia apre un altro fronte in Somalia”, in Afriche e Orienti: rivista di studi ai confini tra Africa e Mediterraneo, anno VIII, n. 3-4, 2007
NOTE
Formato: 15x24 cm, brossura
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