Mi faccio chiamare Maria Monica Sarli, perché il mio vero nome non posso rivelarlo. Sono una giornalista, ho 36 anni e, da tredici, mi occupo di cronaca e salute per un grande quotidiano italiano.
Nel 2013 ricevo una mail: una giovane donna mi segnala un giro di affari legato alle cosiddette "terapie riparative", cui si sottopongono generalmente gli omosessuali che non accettano la propria inclinazione sessuale.
La donna - che chiamerò per convenzione Serenella Ambron - scrive di essere la figlia di un grande imprenditore italiano.
Quello che racconta sul mondo delle terapie riparative ha un contorno criminale - mi parla di adolescenti "curati" inconsapevolmente o contro la propria volontà.
Terapie, dice, che somigliano a torture.
Un "business" legato ad una organizzazione internazionale che dagli Stati Uniti si è esteso in tutta Europa: in Italia, tra Roma e Milano, con la complicità di psichiatri e imprenditori, privi di scrupoli. Mossi dalla religione di Dio o dal dio denaro.
Serenella allega fotografie di adolecenti sottoposti a terapia, quasi sempre per volontà dei familiari, disposti a pagare grandi somme pur di ripulire il nome della famiglia dall'onta di un figlio gay.
La prima cosa che faccio è verificare l'identità di Serenella: è davvero la figlia del "grande" imprenditore?
Lei ne dà subito prova, e io capisco - come capirebbe il peggiore dei giornalisti - che questa è una storia da approfondire.
Allora decido di incontrare Serenella Ambron. Dai suoi racconti emergono particolari raccapriccianti, e il collegamento con diversi decessi, dalle circostanze mai chiarite, spiegano l'esigenza dell'anonimato.
Produco un reportage di 280 pagine: dentro ci sono i nomi degli enti e delle persone coinvolte. Ma tutti i grandi editori si rifiutano di pubblicarlo.
Nomi eccellenti ed enti troppo grandi per essere accusati di sequestro di persona, tortura, riciclaggio, omicidio e associazione a delinquere.
Il 24 luglio 2014, telefono a Serenella per dirle che l'unica strada è l'autopubblicazione, sotto forma di romanzo.
Lei mi risponde così: "Lascia stare Monica, vincono sempre loro, in un modo o nell'altro..."
Da quel giorno ho perso le tracce di Serenella Ambron, e questo e-book, che racconta una storia vera utilizzando nomi di fantasia, è l'unico modo che ho per raccontare la verità, senza mettere in pericolo i miei figli. |