------------Sigaro Avana -----
Mi ero fermato solo per accendere il sigaro nel modo giusto, ma la ragazza non lo poteva sapere, aveva pensato che l’avessi vista nascosta dietro la siepe e mi era venuta incontro. La sua valigia nera sfondata aveva trascinato la ragazza e il suo vestitino corto color giallo canarino fino allo sportello della mia limousine scoperta.
“Portami dove ti pare aveva detto.”
Mentre saliva le avevo guardato i fianchi. Lei aveva sorriso contenta.
“Mi chiamo Maria.”
Una pioggia improvvisa mi aveva trasformato in un pesce bollito. Il caldo faceva evaporare le gocce che rimbalzavano sulla strada. Le moto si erano fermate sotto i ponti. La ragazza aveva cominciato a cantare una storia di banane fritte nello sciroppo di zucchero.
“Siamo arrivati al distributore di benzina. Puoi fare quello che ti pare per dieci minuti.“
Le avevo aperto lo sportello senza scendere.
“Devi spegnere il sigaro“. Mi rispose. E prese con sé la valigia, perché voleva cambiarsi. Mi ero messo il sigaro spento nel taschino della camicia, con cura, prima di scendere davanti alla pompa. Dopo il pieno di benzina, avevo riacceso il sigaro e mi avviavo verso il bar in cerca della ragazza, quando la vidi uscire. Ma non era sola, due tipi uscivano con lei, il primo le teneva un braccio, l’altro portava la valigia. Entrai nel bar per bere qualcosa col ghiaccio.
Il barista raccontava a tutti di nuovo la storia: i due tipi della centrale di polizia si fermavano sempre a mangiare qualcosa a quest’ora, il loro piatto preferito erano le salsicce arrosto con patate e birra fredda. Uno dei due aveva visto il rigagnolo denso rosso scuro che usciva dalla valigia. Lei molto gentile aveva spiegato che era suo marito fatto a pezzi. Aveva detto che era scesa alla fermata dell’autobus nella strada per seppellire la valigia nei campi, ma faceva caldo e prima voleva rinfrescarsi.
Poi il barista mi aveva osservato con sospetto.
“ Ehi, signore, deve spegnere il sigaro, qui dentro non si puň fumare.”
La Vittima Sconosciuta by J G Sapodilla
Racconti brevi. Giallo e Humour nero
At midnight, Pimps would lower the ladder and climb down the tree to change his shirt and crease his trousers. A butler should always be in order. Then he would return back into the branches and leaves. Perhaps Pimps has dedicated himself to meditation? Reflecting on himself amongst the leaves? Maybe he believes himself to be a Greek philosopher? No, none of the above! Shame and fear of disgrace have transformed Pimps into a little birdie. The true reason is the arrival of Camilla Gwendoline Everybottom Squeezingheart announced in this telegram:
"My dear Archibald, your plea for help shocked me. Of course I will put all my experience at your disposal. I also hope that Pimps enjoys good health and his presence is a comfort to you. Sincerely, Camilla.”
Camilla Gwendoline is not just one of the many cousins of Sir Archibald, she is the cheerful and carefree side of the Everybottom clan. A few years ago, her trip back to Tripplewood had awakened the obscure instincts of Pimps. The cold Pimps had been transformed into a slimy, perverted individual. During the night he mastered the shoes of Lady Camilla, left outside of her room to be polished, to the indignation and dismay of the maids. After that, the sadistic milady had him in her grip. One day she had him called:
"Pimps, I do not trust the maids. Would you wash these panties made from the finest Flanders lace?”
Before dawn, Pimps had slipped away to hang his frivolous laundry to dry in a secret corner of the garden. Only a silly butler can hope not to be caught redhanded by the maids, wherever he would choose to hang the laundry. To show him her gratitude, Lady Camilla had promised to take him to Paris, but at the last minute she had preferred to take Humphrey, because he wore red leather boots and was driving a Sir Archibald's buggy like a demon. In Paris, Camilla had traded Humphrey for a painter and then a banker. Humphrey had a humble return to Tripplewood, greeted with indifference by an absent
05 Aug 16 - 20:33:33
Ciao
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