Forti passioni, mistero, colpi di scena, si mescolano in questo giallo, classico e nel contempo anomalo, ambientato nella Sicilia degli anni ’70.
In un paese della provincia di Palermo, una notte, la villetta dei coniugi Giaconìa viene quasi distrutta da un incendio. Di chi sono i due corpi carbonizzati che i vigili del fuoco intervenuti troveranno all’interno? Si tratta dei proprietari, come in un primo momento si crede, oppure no? E’ l’incendio la causa del decesso oppure i due erano morti prima che il fuoco divampasse? Come? Perché? Si tratta di delitto di mafia, come potrebbe sembrare o di altro? Che nesso c’è tra queste vittime e il cadavere dell’uomo che viene rinvenuto nel giardino della villetta, con un colpo di pistola nella schiena? E, in tutta questa vicenda, ha avuto un ruolo, e in questo caso quale, il giovane il cui corpo affiora tra gli scogli, sotto una terrazza che affaccia sul mare? L’hanno ucciso o si è buttato? Questi i tanti interrogativi cui dovrà dare soluzione il commissario Sanfilippo, dirigente di un commissariato distaccato della questura di Palermo, con il contributo dell’investigatore privato Tony Valente, dotato di capacità extrasensoriali, che gli consentono di interagire telepaticamente con l’energia vitale che si sprigiona dal corpo, dopo la morte, e che, in taluni casi, non si spegne immediatamente ma persiste, temporaneamente, in una dimensione parallela a quella che definiamo realtà, solo perché la possiamo vedere e toccare con mano, e con la preziosa collaborazione del maresciallo dei carabinieri Zappetta.
Fanno da contorno due delicate storie d’amore: una concreta, seppure stenti a decollare, tra Tony e la sua socia Serafina; l’altra, solo vagheggiata, che coinvolge il maresciallo Zappetta.
Per concludere, un finale inatteso e tragico. D’altronde, come dirà un personaggio del romanzo,“una storia tragica non poteva finire in risata.
Due sono i temi di viva attualità che, sia pure in secondo piano, tratto in questo romanzo, ancorché ambientato negli anni ’70.
Il primo tema riguarda il femminicidio come estrema conseguenza di un amore malato, capace non solo di distruggere l’oggetto di questo falso amore ma anche di nuocere ad altri e, addirittura, di autodistruggersi.
Il secondo tema tratta il buonismo ipocrita della società dei nostri giorni (ivi compreso il sistema giudiziario e l’apparato mediatico) che, spesso, sa compatire e persino giustificare gli autori di odiosi atti criminali mentre non ha pietà per le loro vittime che rimangono segnate, nel fisico e, ancor più perché a vita, nella psiche.
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