L’umanità che partecipa al Movimento è la più varia e composita. Operai, impiegati, studenti, contadini, cococò, autonomi, disoccupati, imprenditori di sé stessi e di altri, negozianti, preti, missionari, suore, giornalisti, fotografi, professionisti, attori, eccetera, eccetera. Credo che il movimento riassuma in sé tutto lo spaccato della società civile, con preponderanza di alcune figure professionali, ma con la presenza della maggior parte di quelle che ci possono venire in mente. Che cosa hanno in comune tutte queste persone? Molte cose, ma con certezza possiamo dire che avversano il modo di vivere cui le costringe la società del profitto. Che, insomma, il profitto come fine dell’esistenza è l’avversario, è ciò che lega l’opposizione contro questo sistema di tutti quelli che a Genova come a Firenze, a Seattle come a New York, a Porto Alegre come a Praga, ci sono andati con i piedi e di tutti quelli che ci sono andati con il cuore. Un’altra cosa hanno in comune queste perone: che non vogliono un nuovo ordine. Il movimento comunista lottava per imporre l’ordine comunista su quello capitalista. Potere contro potere, con il relativo corollario di potere giusto contro il potere ingiusto e sofismi aggregati a supporto di tale contrapposizione. Come la democrazia delle società borghesi, dietro alla quale si nasconde il potere del denaro, o la liberazione delle masse del socialismo reale, che nasconde il potere delle burocrazie della pianificazione. |