Raftery il cieco è la rievocazione della figura di un vagabondo poeta irlandese del quale ancora oggi vive il ricordo. Il Bardo di Killeandan, nella Contea di Mayo, Anthony Raftery (1784-1835) condusse una vita randagia, accompagnando con l’arpa il canto dei suoi versi soavi. Scrisse in irlandese stanze, ballate, elegie, un lungo poema sulla storia d’Irlanda. Questo racconto è una lunga poesia narrata, con squarci di una bellezza quasi “insopportabile”: «Giugno aveva terminato di costruire la sua fronzuta casa. Ogni albero era vestito come una giovinetta per la danza. Tremule seriche foglie sottili del salice, e la testa orgogliosa del frassino, e il faggio color di rame dai riccioli fulvi di donna; le pompose candele dell’ippocastano; la dolce semplicità dell’olmo. E qua e là grandi rocce porporine, e ora, territori fertili come oro, grandi campi di segale e d’orzo, e ondeggianti pianure di trifoglio, da cui giungeva il minuscolo ronzio delle api. Gli splendidi fiori e i lunghi steli azzurri delle fave spandevano attorno il loro sottile profumo. E sul capo volteggiavano le allodole di prato versando a fiotti le loro canzoni».
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